Utopie d'un fabricant d'images baroques qui consigne notre présent et le confronte à des avenirs incertains

miércoles, 5 de septiembre de 2012

ORATOIRE POUR LES NAPOLITAINS QUI DORMENT SOUS NOS PIEDS 3º PARTIE


“ORATORIO NAPOLETANO SECONDO DANIEL OGIER”
  In mostra a Palazzo Reale oltre cento tele dell’artista:

Non solo libri al Premio Elsa Morante. L’evento, imperniato intorno alle scelte letterarie e la politica culturale di un’attenta giuria presieduta da Dacia maraini e composta de Vincenzo Cerami, Francesco Cevasco, Antonio Debenedetti, Paolo Fabbri, Paolo Mauri, Nico Orengo, Emanuele Trevi e Tjuna Notarbartolo ( Direttore della manifestazione), torna ad allargarsi, come spesso è avvenuto nel corso degli anni, ad altri ambiti della creazione.


Dalla scrittura alla pittura: titola “Oratorio dei napoletani che dormono sotto i nostri piedi” la mostra di oltre 100 tele di Daniel Ogier, allestita nella Sala della Fortuna di Palazzo Reale. Partito da una grande tela pensata come omaggio a Napoli ed al Premio Elsa Morante “Il cavallo di Masaniello” in cui il particolare di un corallo è diventato l’immagine che distingue l’edizione di quest’anno ( il corallo è da sempre il simbolo del Premio Elsa Morante), Daniel Ogier ha costruito il suo “Oratorio” ispirandosi ad aspetti profondi della cultura napoletana. L’oratorio composto da circa cento piccole tele, cento ritratti immaginari, si propone di ritrovare, al di la’ dei teschi delle catacombe, i volti e le storie di coloro che non sono più o non saranno più.
Una galleria della morte nell’istante stesso in cui si compie come un ossario dei vivi.
L’artista, grande ammiratore del periodo barocco in cui molto si rispecchia la sua personalità’, incide sulla tela ostinatamente nera i corpi della soffrenza e del desiderio, forze brutali o animali della natura, sventure, calamità che distruggono l’uomo spesso ritratto nudo come un verme.
L’attenzione del pittore e’ tutta incentrata sul ritratto, rapido e impaziente, con il quale si avvicina velocemete al volto e al corpo descrivendoli sulla tela nella loro unicità che non scade pero’ nell’anonimato anche se essi appartengono alla stessa realta’: quella della morte da cui sono stati ripresi. Un modo questo dunque per salvare  i volti di questi  ritratti dalle immagini che si affolleranno, dal tempo che pasa e dal vuoto che li cancellera’. Questa galleria ruota intorno ad un grande quadro convulso, quello del cavallo di Masaniello appunto, che si  pone come una specie di metafora della Napoli di allora: L’artista dipinge gli eroi della rivoluzione del 1647 contro l’aristocrazia e gli spagnoli; Masaniello abbandonato dai suoi, lancia verso il corallo, simbolo della città e dell’avvenire, i  bambini, qualche acugnizzo ed un cieco.
Colpito da ciò che a Napoli tradizionalmente si oppone alla civiltà francese, il senso della folla, la forte individualità, la familiarità con la morte, la capacita’ della città di accogliere queste anime sconosciute nel suo ventre facendone un ente liturgico, il pittore ha realizzato una collezione di tele di piccolo formato che rappresentano personaggi caratteristici ed inquietanti.
Inquietanti  perché la tele prendono spunto propio dalle morti anonime del Cimiterio delle Fontanelle e immaginano per ognuna di esse un’identità ed un destino fino all’attimo finale, propio quell’attimo che Ogier intende dipingere.



Jorge Rodríguez de Rivera, Tjuna Notarbartolo et Daniel Ogier à Naples.


Daniel Ogier, con il suo “Oratoire pour les napolitains qui dorment sous nos pieds” fa un omaggio solenne alla civiltà partenopea: compie un’operazione di “ricarnificazione”. Ricarnifica i teschi del Cimiterio delle Fontanelle, ricarnifica l’arte, ricarnifica la Storia. Il titolo Oratorio fa pensare ad un luogo dell’innocenza, un luogo in cui non ci si sente soli perche’ si crede nell’esistenza di un Dio a cui si puo’ sempre chiedere aiuto; ma i toni grotteschi dei dipinti, la loro funerea ambientazione, le “CAPUZZELLE RESTAURANTE”, la rappresentazione della vita nell’attimo in cui finisce, possono provocare sconcerto nell’animo dello spettatore che si avvicina inconsapevole e non riesce a farsi una ragione del perché’ di questa scelta del pittore,.
Probabilmente non c’è un perché’ nell’arte in quanto essa é l’unico modo per interpretare la realta’, blocarla e guardarla negli occhi. Ogier è un artista figurativo che nella propia attività pittorica ha quasi sempre prediletto soggetti grotteschi dai colori e i tratti scuri e duri. Recentemente è stato a Napoli per la sua collaborazione teatrale al “Faust” rappresentato la scorsa primavera al San carlo .
La mostra, curata da Mimma Sardella, e’stata inaugurata alle ore 18:00 del 30 settembre, poco prima della cerimonia di premiazione dell’Elsa Morante, e resterà allestita fino al 30 ottobre 2004. E’ organizzata dall’Associazione Culturale  Premio Elsa Morante  in collaborazione con la Presidenza e l’Assessorato alla Cultura della Regione Campania, con la Provincia e il Comune di Napoli, con la Soprintendenza B.A.P.P.S.A.D di Napoli e Provincia e il San Paolo-Banco di Napoli


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